Petipa Marius

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Petipa Marius

Impareggiabile maestro di danza del Balletto Imperiale di San Pietroburgo, Russia, tra il 1862 e il 1905 circa, fu creatore di oltre cinquanta balletti, molti dei quali permangono nel repertorio classico odierno.
Formato alla scuola francese, ma anche molto influenzato dai danzatori italiani posti sotto la sua direzione, Petipa ha sviluppato considerevolmente la tecnica del balletto classico influenzando in modo particolare l’evoluzione e lo sviluppo della scuola russa.
Marius Petipa nasce a Marsiglia, l’11 marzo 1822, passò l’infanzia viaggiando per l’Europa con la famiglia poiché gli impegni professionali dei genitori costringevano a continui trasferimenti da una città all’altra.
Nel 1824 la famiglia si stabilì a Bruxelles, in Belgio e a sette anni Marius iniziò lo studio della danza anche se il suo interesse per questa disciplina non era primario.
Ricevette un’educazione generale presso il Grand College di Bruxelles e frequentò contemporaneamente il Conservatorio dove studiò violino.
A Bruxelles avvenne il suo debutto: al Théâtre de la Monnaie, Marius calcò per la prima volta il palco di un teatro in una rappresentazione ufficiale.
L’opera inscenata fu La Dansomanie, di Pierre Gardel, nel 1831 per opera del padre Jean.
La rivoluzione belga che scoppiò negli anni ’30 portò la famiglia Petipa ad una forte crisi finanziaria.
Il padre perse il lavoro e tutta la famiglia fu costretta ad emigrare a Bordeaux nel 1834.
Qui il padre ottenne il posto di Premier Maître de Ballet al Grand Théâtre de Bordeaux.
In quella città Marius completò gli studi accademici sotto la guida del grande Auguste Vestris.
Nel 1838 Petipa fu nominato Premier danseur per il Ballet de Nantes e a Nantes il giovane Petipa iniziò a comporre le sue prime coreografie creando una serie di balletti in un atto e alcuni divertissement.
Nel 1839 padre e figlio dunque girarono tutto il Nord America in tournée con un gruppo di ballerini francesi.
In America non andò benissimo perché il pubblico americano ancora non aveva la capacità di apprezzare il balletto classico.
Ritornato in Europa, il giovane Petipa ebbe un grandissimo successo: fu scelto come protagonista in numerosi balletti, come Giselle e La Fille Mal Gardée.
In La Péri, il giovane Petipa danzò assieme alla celebre Carlotta Grisi: il duo rimase nella storia della danza classica.
Tornato a Bordeaux, Marius Petipa coreografò alcuni lavori propri, tra cui La Jolie Bordelaise, La Vendange, L’Intrigue Amoureuse e Le Langage des Fleurs.
Nel 1845, a seguito del fallimento dell’impresario di Bordeaux, Marius venne ingaggiato dal Teatro del Re a Madrid, Spagna.
Inizialmente la sua esperienza spagnola, che durò poco più di due anni, comprendeva solamente la danza e non la coreografia: lì studiò nel frattempo le danze spagnole.
L’influenza della nuova conoscenza portò Petipa a sperimentare nuove coreografie: nacquero così i balletti Carmen et son Toréro, La Perle de Séville, L’Aventure d’une fille de Madrid, La Fleur de Grenade e Départ pour la course des taureaux.
Il 24 maggio 1847, in seguito ad una relazione con la marchesa di Chateaubriand, il ventinovenne ballerino dovette abbandonare la Spagna e si recò a San Pietroburgo su suggerimento del Maître de Ballet Antoine Titus: lì fu offerto al giovane un contratto di un anno come primo ballerino in sostituzione di un altro francese, Emile Gredlu.
Petipa fu allarmato quando seppe che la compagnia di balletto aveva appena iniziato una pausa di circa quattro mesi ma le sue preoccupazioni scomparvero presto dopo aver saputo che avrebbe ricevuto comunque il compenso.
Marius debuttò a fianco di un altro ballerino in Paquita di Joseph Maziliers, per il Balletto Imperiale e la sua esibizione, secondo la critica del tempo, ebbe molto successo, soprattutto nel ruolo mimico di Lucien d’Hervilly.
Nel febbraio del ’48 produsse, insieme al padre, Le Diable amourex, sempre di Joseph Maziliers.
Quando Maria Taglioni lasciò San Pietroburgo nel 1842, la gloria e la bellezza del balletto della città stavano diminuendo sempre di più.
Fu grazie a Petipa che si iniziò in Russia una nuova stagione della danza.
A questo proposito il critico russo Raphael Zotov scrisse di aver assistito alla rinascita della compagnia e all’ulteriore crescita di livello del balletto russo, grazie soprattutto alla produzione di Paquita e di Satanella (il nome con cui Le Diable amoreux sbarcò in Russia).
L’anno successivo, l’ormai trentenne ballerino coreografò il suo prima balletto Leda (o Il lattaio svizzero).
La capacità di ricostruire vecchi balletti e creare danze nuove è solo la conseguenza della grande attività giovanile: viaggiando tra la Spagna e la Francia, prima di approdare in Russia, compose più di quindici balletti, con passi e stili sempre diversi.
La maturità completa sarebbe però arrivata dopo alcuni anni.
Alla fine della seconda metà dell’ottocento, la stella di Jules Perrot, subentrato a San Pietroburgo al posto di Petipa insieme a Arthur Saint-Léon, si stava spegnendo.
Petipa decise dunque di tornare a coreografare, proponendo i balletti Un mariage au temps de la Régence nel 1858; La marche des innocents nel 1859; The Blue Dahlia nel 1860.
Questi balletti furono inoltre la piattaforma di lancio per la ballerina Maria Sergeyevna Surovshchikova, moglie di Petipa dal 1854, dalla quale ebbe tre figli: tra questi Marie Mariusovna divenne un’importante ballerina.
Nel 1858, a causa dell’età non più giovane, Petipa smise di danzare scegliendo come alternativa la coreografia.
Il successo da coreografo arrivò nel 1862 con il balletto La Fille du Pharaon (La Figlia del Faraone), basato su un racconto di Théophile Gautier.
In seguito a questo successo, Petipa fu designato come uno dei maestri di balletto della compagnia.
Immediatamente riuscì a spodestare Saint-Léon, succeduto a Perrot, portando al successo la moglie Surovshchikova, in rivalità con Marfa Muravieva, prediletta di Saint-Léon.
Pochi anni più tardi, nel 1869, Petipa venne incaricato di gestire e farsi carico del Balletto Imperiale: quest’anno coincide anche con la prima mondiale del balletto Don Chisciotte.
Il successo era nuovamente dietro l’angolo.
Iniziò così l’epoca dei cosiddetti balletti à grand spectacle: primi tra queste nuove produzioni furono Le Roi Candaules nel 1868 e la celebre La Bayadère nel 1877.
Nel 1882, Petipa sposò in seconde nozze una ballerina del Balletto di Mosca, la giovane Lubova Leonidovna: inizia l’ultimo capitolo della sua vita, dopo 56 anni di servizio per una stessa compagnia di balletto.
Benché ufficialmente definito maestro di balletto a vita, l’ultima sua opera, Lo specchio magico, si rivelò un disastro.
Il balletto fu creato all’inizio del nuovo secolo nel 1903.
L’ormai quasi novantenne Petipa si ritirò a vita privata, anticipando la pensione e non concludendo la stagione.
Tre anni più tardi, nel 1906, vennero pubblicate le sue memorie; quello stesso anno fu colpito da una grave malattia che portò il coreografo a prendere la decisione di tornare a Gurzuf nel 1907.
Qui morì il 14 luglio 1910, lasciando un’impronta indelebile nel balletto classico.
Il suo corpo è sepolto nel nel Cimitero Tichvin del Monastero di Alexander Nevskij, insieme ad altri grandi personaggi del passato.

 
Le nostre allieve studiano repertorio

Dopo Markitenka le ragazze della nostra scuola hanno studiato anche il famosissimo balletto Paquita: un’opera in due atti e tre scene.
È stato rappresentato per la prima volta al teatro dell’Académie Royale de Musique a Parigi il 1° aprile del 1846.
La coreografia originale era di Joseph Mazilier su musica composta da Edouard Deldevez.
Non fu più danzato in Francia dopo il 1851 ma nel 1847 il grande maître de ballet Marius Petipa lo allestì a San Pietroburgo, Russia.
Nel 1881 poi mise in scena una nuova versione con aggiunte musicali di Léon Minkus.
Queste aggiunte erano il Grand Pas Classique, la Polonaise e Mazurca dei bambini alla fine del balletto, e il Pas de Trois nel primo atto.
Gli interpreti originali del balletto furono Lucien Petipa e Carlotta Grisi.

Trama

Il balletto è ambientato in Spagna sotto l’occupazione dell’esercito napoleonico.
L’eroina è Paquita, una giovane gitana, in relatà una ragazza nobile rapita dagli zingari quando era bambina.
Riesce a salvare la vita di un giovane ufficiale francese, Lucien d’Hervilly, che il governatore spagnolo vorrebbe morto per mano del capo degli zingari, Iñigo.
Paquita alla fine, grazie a un medaglione, scopre di essere la cugina di Lucien e quindi di poterlo sposare.

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